Gaza, fermiamo l'orrore

 di Gian Maria de Stefano, classe III D


Questa, oramai, è Gaza. Una città soffocata. Questo è l’aggettivo perfetto per descriverne le inimmaginabili situazioni che si verificano in quel luogo da inferno. Pensandoci non dovrebbe nemmeno essere definita una città: con i continui bombardamenti, Gaza, è ridotta a sole macerie e, con i pochi rifornimenti, la sua popolazione è ridotta allo stremo più totale. La più ignobile delle azioni commesse dall'esercito israeliano è il fatto che la più alta percentuale di morti riguardi bambini. Proprio i bambini, in questa situazione, sono tra i pochi a non aver la più minima colpa di ciò che gli accade intorno. Altre colpe di cui gli antagonisti della Striscia di Gaza si sono macchiati sono quelle di non lasciare passare i rifornimenti per sfamare il popolo imprigionato e non permettere il minimo appoggio militare da parte di paesi vicini, oppure anche alleati di Israele. Questi ultimi, infatti, si sono resi conto del limite varcato nei confronti del popolo palestinese. Era una guerra destinata a finire in pochi mesi e, invece, oramai quasi non se ne riesce a vedere la fine. La più triste delle situazione che sta riavvenendo oggi è che lo stesso popolo, sottomesso e decimato nella seconda guerra mondiale, sta permettendo che tutto questo riaccada senza nessun rimpianto o ripensamento, solo inspiegabile odio estremo e voglia di vendicarsi. Ora, a Gaza, la vita di tutti è un inferno. Ciò che accadde nella seconda guerra mondiale sta riaccadendo oggi, se non peggio. La notizia che sta facendo più scalpore su internet è il fatto che gli israeliani, come dette prima, hanno bloccato la maggiore via per la distribuzione alimentare a nord di Gaza. Il nome di questa importante strada è Zikim. Questa chiusura ha comportato gravissimi problemi per i palestinesi: procurarsi verdure è diventato una missione impossibile, le medicine non vengono distribuite e gli ospedali vengono chiusi per mancanza di manodopera o infrastrutture, la presenza di acqua potabile è diminuita del 25% e data la presenza di moltissime persone a Gaza, circa 2,3 milioni, ogni missile tirato causa una quantità di morti davvero elevata. Si parla quasi sempre e solo dei palestinesi. Anche se sono messi in condizioni migliori, gli abitanti israeliani, non vivono lo stesso una vita tranquilla: esercitazioni e preparazioni scolastiche sono all’ordine del giorno, si vive una costante ansi e stress che portano all’esaurimento del popolo, giornalmente sirene echeggiano nell’aria ed i bambini non possono di certo vivere un’infanzia “normale”. L’unica cosa di cui il popolo dell’Israele non può che lamentarsi è che non si è notato una crisi o un calo economico, solo un rallentamento del commercio e dell’export. Mentre a Gaza la sopravvivenza quotidiana è una lotta contro la fame e la distruzione, in Israele l’infanzia cresce sotto l’ombra costante della paura e delle sirene, resta una sola certezza: in questo conflitto nessun bambino, da una parte o dall’altra, conosce davvero il significato della parola pace.

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