Paolo Mendico, 14 anni, morto suicida

 Lidia Mazzei, classe IIID



Da quando ho sentito la notizia di Paolo che si è tolto la vita, non riesco a smettere di pensarci. È come se questa storia mi avesse colpita dritta al cuore. Mi fa venire da piangere, ma nello stesso tempo provo una rabbia enorme, ma rabbia verso chi, verso la scuola,  verso i genitori, le insegnanti?  Perché un ragazzo giovane deve arrivare a pensare che l’unica soluzione sia farla finita? Perché nessuno si è accorto di quanto stesse male? Perché neanche le persone più vicine a lui non si sono accorti di niente? Dentro di me c’è un disgusto forte, che non riesco a spiegare bene.  Non contro Paolo, mai. Anzi, vorrei solo abbracciarlo e dirgli che non era solo. Il disgusto è verso le persone che magari lo hanno fatto sentire sbagliato, che non lo hanno capito, che hanno giudicato senza sapere niente. È disgustoso vivere in un mondo dove se sei diverso ti prendono in giro, dove se non segui la massa rischi di essere preso di mira.  E poi mi viene in mente quell’immagine del ragazzo con i pantaloni rosa. Per me rappresenta il coraggio, la libertà di dire “Io sono così, e non me ne vergogno.” E penso: forse Paolo avrebbe voluto essere libero nello stesso modo, senza paura dei giudizi, senza dover nascondere il suo vero io.  Ma non ce l’ha fatta, come anche Andrea e questo mi fa stare malissimo. Un’altra cosa che mi fa stare maggiormente male e che so che non sarà l’ultimo caso. Io a volte mi sento piccola davanti a queste cose. Ho solo tredici anni, eppure capisco che la cattiveria e l’indifferenza delle persone possono uccidere. Non servono armi per ferire qualcuno, bastano parole, risate cattive,silenzi. Forse chi lo circondava non si è accorto del dolore che portava dentro, o forse ha preferito non vedere .E io non riesco a togliermi dalla testa questa pensiero: quante altre persone stanno male e non lo dicono? Scrivo tutto questo perché ho bisogno di sfogarmi. Mi sento piena di tristezza e di rabbia insieme, e non voglio che la gente si dimentichi troppo in fretta di Paolo, come abbiamo dimenticato tutti gli altri casi di bullismo, voglio che questo serva da esempio per tutti noi. Lui era una persona, non solo una notizia. E la sua storia dovrebbe insegnarci a giudicare di meno. Io non voglio più sentire di ragazzi che si tolgono la vita perché si sentono soli o presi in giro. Vorrei un mondo in cui chiunque possa essere libero, anche con dei pantaloni rosa, anche con i capelli lunghi, senza paura, senza vergogna. E se penso che Paolo, come tanti altri, non ha avuto questa possibilità, dentro di me resta solo un grande vuoto. Nonostante adesso ci siano diverse ipotesi su quanto accaduto, io faccio caso solo al fatto che lui non sia più qui, con noi, a godersi la sua vita.


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