di Sara Ciotta, classe IID
Era una mattina come tante alla scuola media. I ragazzi erano all'ingresso, parlando tra loro e ridendo, aspettando il suono della campanella. Quando le porte si aprirono, tutti si avvicinarono per entrare. La luce del sole filtrava dalle finestre, facendo brillare il pavimento della scuola. Ogni ragazzo si dirigeva verso la propria classe, preparandosi a iniziare la lezione. Nella classe 2E, però, si notava l'assenza di Jessica. Lei non fa mai assenze e, quando non poteva venire, avvisava subito. All’inizio pensarono che fosse un normale ritardo, ma poi tutto cambiò. La prima ora era Storia. Dopo un po', nessuno fece più caso alla sua assenza. Mentre alcuni ascoltavano il professore, altri prendevano appunti e il resto era distratto, Jessica non si presentò. Quando suonò la campanella della pausa, però, la sua assenza divenne più evidente. Nessuno l'aveva vista nei corridoi e, mentre le altre ragazze si scambiavano sguardi confusi, un senso di preoccupazione aleggiava nell’aria. Finita la scuola, la prima cosa che fecero le sue amiche fu scriverle su WhatsApp. Purtroppo, però, nessuna risposta. Alla fine, dopo tante chiamate, le ragazze si arresero e decisero di aspettare il giorno dopo. La sua sedia rimase vuota per giorni, come se fosse sparita nel nulla.
Le sue amiche, Maxine, Holly e Nancy, decisero di andare a cercarla per capire perché non si presentasse a scuola. L’idea fu di Nancy, quindi era lei a guidare il gruppo, mentre le altre l’aiutavano. Per prima cosa si recarono a casa sua. Sfortunatamente, dopo tanta fatica per arrivarci, non c'era nessuno, ma la porta era aperta. Senza pensarci due volte, entrarono per cercare qualche indizio. Dopo mezz'ora, Holly trovò un foglio stropicciato e bruciato, su cui c'era scritto: “Il suo sport preferito”. Pensarono subito che quello fosse il primo indizio e si recarono alla palestra della scuola. Spiegarono tutto ai bidelli chiedendo loro di entrare. Dopo tante preghiere e occhi dolci, riuscirono ad accedere alla palestra. Jessica giocava spesso a pallavolo ed era anche molto brava, quindi sicuramente quello poteva essere il suo sport preferito. Cercarono in ogni angolo della palestra, ma senza successo. Poi Maxine trovò un biglietto dentro gli spogliatoi, vicino alle docce, con scritto: “Serve per cercare qualcosa sul web”. Le ragazze si guardarono confuse. Nancy disse: “È il computer, no? Però quale? Ce ne saranno cento in tutta la scuola!”. Holly allora suggerì: “Controlliamo quello della nostra classe, probabilmente è questo il secondo indizio”. Le ragazze si incamminarono verso la 2E, un po’ impaurite da quello che potesse accadere. Accesero il computer e, in mezzo allo schermo, c’era una cartella con il nome “Jessica”. L’aprirono e trovarono un messaggio, non troppo lungo: “Sei arrivato fino a qui, da adesso le cose si fanno molto più difficili e pericolose. Lasciate perdere o farete la sua stessa fine. Se volete rischiare, prendete carta e penna e ascoltate bene”. Erano confuse. Cercarono di capire cosa significasse “Ascoltate bene”. Le uniche cose che sentirono erano le loro voci e un trapano assordante per dei lavori lì vicino. Nancy capì. “È il codice morse! Fa una breve pausa e poi ricomincia!”. Presero carta e penna e scrissero mentre Nancy dettava: “S-O-R-B-O. Sorbo? Dobbiamo andare fino lì?” Le ragazze, stanche e assonnate, continuarono l’indagine, incamminandosi verso Sorbo.
Era un giorno cupo e tempestoso, e il tempo non aiutava affatto. Nell’aria c’era un senso di preoccupazione e la paura di non trovare Jessica. Dopo tanto camminare, arrivarono al parco giochi. Rimasero paralizzate per quello che videro. Jessica era legata. Vicino a lei c'era un'ombra, che non si capiva chi fosse. L'uomo le vide e scappò portando Jessica in braccio. Entrò in una macchina scura e partì velocemente. Le ragazze cercarono di seguire l’auto, ma mentre correvano un foglio volò dal finestrino e la macchina accelerò. Il vento portò via il biglietto. Non sapevano più chi seguire. La macchina era scomparsa e decisero di seguire il foglio. Riuscirono a prenderlo. Erano confuse. C’era scritto “Correte”. Si chiedevano perché e cosa c’entrasse con il rapimento di Jessica. Subito dopo sentirono uno sparo. Corsero più velocemente che potevano, senza fermarsi mai. Mentre correvano, cominciarono a pentirsi di tutto ciò che avevano fatto. Dovevano ascoltare il messaggio, non dovevano continuare. Tutte, tranne Nancy, la capofila di questa missione. Trovarono un rifugio per nascondersi e ripararsi dalla pioggia. Holly e Maxine erano preoccupate, il loro cuore batteva forte. Nancy provò a calmarle, dicendo che erano arrivate fino a lì e non si potevano arrendere. Quelle parole sconfissero la paura, anche se avevano un po’ d’ansia. Si calmarono, anche per riprendere le forze. La pioggia batteva incessante, un rumore costante che sembrava risuonare nell’anima. Nancy si stringeva nel suo giubbotto, con le mani fredde e tremanti, pensando come cercare Jessica. Holly, appoggiata al muro, si lasciava andare a un sospiro profondo. Maxine, più lontana, fissava la strada deserta con gli occhi stanchi e spenti, mentre il vento sferzava senza pietà. Nancy alzò lo sguardo e notò una scia rossastra che si allungava nel fango. Il cuore le batté più forte. “Guardate!” disse, indicando la strada fangosa. “C’è del sangue!”. Le altre due ragazze si avvicinarono, impaurite. “Forse se lo seguiamo possiamo trovare Jessica,” disse Nancy. Con passo deciso, si avvicinò alla scia di sangue e camminò lungo il sentiero. Holly guardò Maxine, il volto pallido, poi sospirò e decise di seguire Nancy. Così, una dopo l’altra, le ragazze si addentrarono nel buio.
La scia di sangue non finiva mai. Ogni passo che facevano le avvicinava sempre di più a quella foresta oscura, dove gli enormi alberi coprivano il cielo grigio. Le ragazze tremavano, anche Nancy, che di solito non si lasciava intimidire, sentiva il cuore battere forte nel petto. Poi, improvvisamente, davanti a loro, la scena che nessuno avrebbe voluto vedere. Un albero massiccio e scuro stava al centro di un piccolo spiazzo. Jessica era legata con delle corde spesse a quel tronco, i suoi occhi pieni di dolore e paura. Il suo corpo tremava e il sangue che le macchiava le gambe e le braccia evidenziava le sue ferite. L'uomo di prima stava vicino a lei, con un coltello in mano. Le ragazze rimasero sbalordite e paralizzate dalla paura. L'uomo le vide. I suoi occhi freddi si incontrarono con quelli delle ragazze, e in un attimo cercò di liberare Jessica dalle corde per scappare. La tensione esplose all'improvviso. L'uomo cercò di staccare in fretta le corde, ma il suo viso tradiva la paura. Era in trappola, e lo sapeva. Le ragazze non avevano altra scelta. Nancy, senza pensarci due volte, si lanciò contro di lui con tutta la forza che aveva. Con un pugno potente lo colpì al volto. Il coltello gli sfuggì dalle mani, cadendo sul terreno fangoso. L’uomo, sorpreso e confuso, tentò di reagire, ma Nancy afferrò subito l’arma. Con il respiro affannato e il cuore a mille, lo puntò contro di lui. “Non fare un altro movimento, o ti uccido,” disse, minacciandolo con un tremore nelle mani. Nel frattempo, Maxine e Holly, tremanti, corsero verso Jessica, liberandola dalle corde. Le sue ferite erano gravi. Con gesti rapidi e disperati, la sollevarono e cercarono di farla riprendere conoscenza, mentre lo sguardo dell'uomo, pieno di rabbia e disperazione, li osservava da lontano. Il panico regnava. L'uomo non si muoveva più, ma la tensione era alle stelle. Il volto di Nancy era disperato. Da una parte si pentiva di avere quel coltello in mano, dall’altra no. Continuava a pensare: “Io non sono come lui, io non uccido la gente. Ma lui ha quasi ucciso la mia migliore amica, che dovrei fare?” Mentre Nancy era in panico, Holly chiamò la polizia e Maxine controllava Jessica. Dopo qualche minuto arrivò la polizia, che portò in cella l'uomo. Alla fine si scoprì che l’uomo era in realtà un serial killer ricercato da tempo, che aveva commesso diversi crimini e rapito molte persone. Jessica fu portata in ospedale e, da quel momento in poi, tutto andò per il meglio.
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