Il diritto di contare, la mia recensione

di Sara Ciotta, classe IID


Il film “ Il diritto di contare” è basato sulla storia vera di Katherine Johnson e sulla sua lotta contro qualsiasi pensiero discriminatorio. Lei è diventata simbolo dell'uguaglianza sociale perché è riuscita ad affrontare esperienze ingiuste, come il razzismo all'interno della Nasa, e a contribuire alla prima missione sulla Luna.
Questo film è quindi un ottimo strumento per riflettere su argomenti come il razzismo e la parità di genere, tematiche tanto importanti che sono molto sottovalutate. Infatti spesso ci si trova di fronte a diverse forme di ingiustizia, e sta a noi decidere di stare a guardare o provare a cambiare la realtà che incontriamo.
È ambientato nel 1961, quando negli Usa il razzismo era quasi un argomento tabù. Il film narra la storia di tre donne di colore: Katherine Jonson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, che lavorano come addette ai calcoli dei voli spaziali per la Nasa. Un giorno Katherine viene trasferita allo ‘Space Task Group’ per assumere un ruolo che nessuna donna del suo reparto era mai riuscita a ricoprire. Purtroppo, però, i suoi colleghi sono tutti maschi bianchi e la guardano con disprezzo, ma Katherine, nonostante la sua sofferenza, riesce comunque a guadagnare la loro ammirazione svolgendo dei calcoli apparentemente impossibili.
Nel frattempo anche Dorothy prova a costruire una sua carriera sperando di ottenere una promozione, ma questa non le viene concessa. Contemporaneamente Mary, spronata da un amico, è alle prese con la sua sfida per diventare ingegnere e quindi dovrà iscriversi a un liceo per uomini bianchi. Evento inaccettabile a quei tempi. 
Questo film, è sicuramente uno dei più belli che abbia mai visto. Mi piace come inizia, fa vedere Katherine da bambina. Spiccava per intelligenza e si capisce che aveva grandi capacità con la Matematica.
Lo consiglio a tutti, soprattutto a quelli della mia età, perché fa capire le differenze tra ieri ed oggi. Per fortuna, tante cose sono cambiate, anche se nel mondo c’è ancora del razzismo. Il significato del film è quello di invitare il pubblico a riflettere sulle ingiustizie del passato e comprendere la sofferenza concreta delle persone. Tutto ciò con l'obiettivo di ispirarci a lottare per avere un mondo più giusto e inclusivo. 

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