di Salvatore Merola, classe IIA
Il 23 novembre 2024 ricorre il 44°anniversario del terremoto che distrusse Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania e tanti altri paesi di Campania e Basilicata. Per questo triste anniversario ho deciso di intervistare i miei nonni materni, che hanno vissuto il sisma in luoghi diversi: mia nonna, superstite di Sant’Angelo dei Lombardi, e mio nonno, superstite di Montella.
Ma cos'è un terremoto? Un terremoto è un fenomeno naturale imprevedibile, che si genera con la collisione di due zolle di terreno grandi svariati chilometri. Il luogo dove si genera il terremoto è denominato ipocentro: più è vicino alla superficie, maggiore è l’energia che arriva in superficie. L’epicentro è il punto sulla superficie terrestre che si trova direttamente sopra l’ipocentro. Per misurare la potenza del terremoto si usa la scala Richter, mentre per misurare i danni agli edifici si utilizza la scala Mercalli (ormai poco utilizzata). Il terremoto si suddivide in due tipologie: ondulatorio (più comune, con movimenti orizzontali, da sinistra a destra) e sussultorio (più raro, con movimenti verticali, dall’alto verso il basso). Il sisma del 23 novembre 1980, noto come terremoto dell’Irpinia, ebbe epicentro tra i comuni di Teora e Conza della Campania (20 km a est di Montella), nella provincia di Avellino, ma vicino a quella di Salerno (a sud-ovest) e di Potenza, in Basilicata (a est), a una profondità di 10 km. Infatti, il terremoto è chiamato anche terremoto dell’Irpinia e della Basilicata. I paesi più colpiti furono quelli delle province di Avellino e Potenza, ma il terremoto fu avvertito da Roma fino alla Sicilia orientale. La magnitudo fu di 6.9 sulla scala Richter; l’ultimo sisma maggiore a questo in Italia fu quello di Messina e Reggio Calabria nel 1908, con magnitudo 7.1. Nella zona più colpita si arrivò al X grado della scala Mercalli.
La "capitale" del terremoto è considerata Sant’Angelo dei Lombardi, accompagnata da Lioni. Questi due comuni erano molto importanti in Irpinia, contando insieme circa 11.500 abitanti, molti più rispetto a quelli confinanti. Lioni era rilevante per il commercio, e Sant’Angelo dei Lombardi per gli uffici. Montella fu colpita dal terremoto ma ebbe poche vittime rispetto a Lioni e Sant’Angelo dei Lombardi.
Il terremoto a Sant'Angelo dei Lombardi
Mia nonna aveva 17 anni. La domenica mattina era una bellissima giornata di sole, quindi lei e le sue amiche andarono in ospedale a fare gli auguri a un’amica che aveva partorito un bambino, che poi morì sotto le macerie. Nonna e le sue amiche erano felici per la bellissima giornata. Arrivata l’ora di pranzo, ognuna tornò a casa propria, per poi rincontrarsi il pomeriggio verso le 16:30. Si erano unite altre amiche, ma erano tristi perché il papà di una di loro stava per partire per lavoro a Milano. La nonna di mia nonna, per distrarle, canticchiava delle canzoni, e ciò aveva funzionato. Più tardi, sono andate a fare una passeggiata in piazza con altre amiche. Volevano andare nel bar del paese per ascoltare musica dal jukebox, ma nella sala dove c’era la televisione stava per iniziare una partita importante (Juve-Inter) e c’era molta gente. Non potendo ascoltare la musica, uscirono per una passeggiata durante un bellissimo tramonto. Alle 19:15 si salutarono. Una delle amiche insisteva che mia nonna la accompagnasse a casa, ma mia nonna rifiutò, dicendole che si sarebbero incontrate la mattina seguente per andare a scuola a Frigento. Nonna tornò alla lavanderia dei suoi genitori, dove, nel retrobottega, si trovava la cucina. La mamma di mia nonna stava preparando pizze fritte per suo nipote (del 1977) e la sorella più piccola (1975), che litigavano per chi dovesse mangiarle per primo. Mia bisnonna esclamò: “Non litigate, ce n’è tanta di pasta per fare la pizza, mica sta venendo la fine del mondo!”. Ma all’improvviso si spense la luce e la terra iniziò a tremare. In quell’istante, nessuno capì subito cosa stesse accadendo: pensavano fosse scoppiata una bombola. Solo pochi secondi dopo, la mamma di mia nonna realizzò che si trattava di un terremoto. Dopo la scossa, uscirono dalla lavanderia e sentirono pianti, grida e richieste di aiuto. Non potevano fare nulla: era buio e non avevano gli strumenti necessari. Camminarono sopra le macerie fino ad arrivare in piazza, dove incontrarono il papà di mia nonna, tornato da Morra de Sanctis dopo aver visitato sua madre. Trascorsero la notte nell’auto, ma verso l’una ci fu un’altra forte scossa, che mise più paura della prima. Con il sorgere del sole, videro che tutto il paese era distrutto: un cumulo di macerie. La loro famiglia perse la casa, ma non i parenti. Il martedì, il fratello della mamma di mia nonna arrivò da Roma per portare nonna e le sue sorelle a casa sua per proseguire gli studi (eccetto la sorella maggiore, che aveva 20 anni). Nonna tornò in Irpinia a giugno e visse in una roulotte fino al 1983, quando le assegnarono una casa prefabbricata. Il 7 gennaio 1984 si sposò e si trasferì a Montella, nella casa di mio nonno.
La storia di mio nonno
Il 23 novembre 1980 mio nonno aveva quasi 22 anni e lavorava presso l’ospedale "Criscuoli" di Sant’Angelo dei Lombardi, aperto da meno di un anno, che crollò durante il sisma. Quel giorno aveva fatto il turno della mattina (6:00-14:00), perciò non era presente al momento del terremoto, ma molti suoi colleghi, a lui cari, persero la vita. Nonno era tornato a casa alle 14:40 e, vista la temperatura gradevole, decise di uscire con gli amici per giocare a carte in piazza Bartoli. Al momento del sisma, lui e i suoi amici si dispersero per raggiungere le rispettive case. Durante il tragitto, molte abitazioni crollavano e la polvere rendeva l’aria irrespirabile. Raggiunse la casa, abitata da pochi mesi dalla famiglia, e trovò tutti illesi, nonostante i danni. Trascorsero la notte nel castagneto di loro proprietà, accendendo un fuoco insieme a oltre 30 persone del rione San Giovanni. Verso l’una ci fu una seconda scossa che aggravò i danni. Durante la notte, con una radiolina a batteria, arrivarono le prime notizie della gravità del terremoto. All’alba, nonno tentò di raggiungere l’ospedale, ma le strade erano inagibili. Dovette proseguire a piedi fino a Sant’Angelo dei Lombardi, dove trovò l’ospedale crollato e i soccorsi insufficienti. Molti morirono per mancanza di aiuti adeguati, ma ci furono anche episodi di speranza, come il salvataggio di una neonata, chiamata Fortuna, nata il giorno del sisma e trovata viva tre giorni dopo. Nonno ha conosciuto questa bambina, ormai donna, circa 15 anni fa: un incontro molto emozionante. Per oltre un mese, nonno si dedicò ai soccorsi, lavorando nell’ospedale prefabbricato fino al 2000. Ci sarebbe tanto da raccontare, ma per ora mi fermo qui.
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