"Mattina" di Ungaretti attraverso i miei occhi

di Silvio Buonopane, classe IIID



“M’illumino d’immenso”, uno dei versi più celebri della letteratura italiana, che costituisce in sé un'intera poesia. E’ mattina e il sole ha finalmente raggiunto le tue palpebre, logorate dal buio e dal sonno. E’ un nuovo giorno, un nuovo inizio, una nuova possibilità per modificare il proprio destino o per ringraziare quello presente. Una luce folgorante arriva a te e sei felice perché, se da una parte non sono ottimi periodi, dall’altra sei ancora vivo. Sembra un concetto astrale, ma il primo passo per essere felici è quello di svegliarsi la mattina, in particolar modo se hai vissuto un conflitto mondiale sulla tua pelle. E’ il caso di Giuseppe Ungaretti, autore della poesia “Mattina”. L’aspro sollievo di esserci è come una spina nel fianco ma anche come una bombola d’ossigeno in apnea. Illuminarsi d'immenso non vuol dire soltanto svegliarsi la mattina e scrutare il sole, ma è un discorso soggettivo, ognuno ha una propria immensità e una propria luce. Io ad esempio, m’illumino d’immenso quando lotto duramente per raggiungere un obiettivo e arrivo a destinazione, quando è Natale, quando segna la Roma, o quando… i miei occhi si impiantano nei suoi, quei maledettissimi occhi color verde smeraldo con quella leggerissima sfumatura d’un azzurro cielo. Quello sguardo sa trafiggermi come un pugnale al cuore, senza il dolore di una lama, ma più come il mezzo che sa scrutarmi dentro , sa capire ciò che provo, come mi sento, di cosa ho bisogno e che sa guardare dritto in faccia al mio cuore. Quello sguardo che rappresenta la mia più grande cura ad ogni problema, che sa parlare senza parlare e che vale più di mille parole. La stella più illuminante in una notte buia, come in “X Agosto”, come se lui fosse la luna e io Ciaula, la luce in fondo al tunnel e la mia arma più efficace. Non sono più ingabbiato nell’oscurità e nel buio, ma vengo sollevato dalla freschezza e dall’aura del giorno nuovo. Ho camminato a lungo ma ora la mia prospettiva è migliore e priva del brivido che mi ha segnato, come fossi il protagonista di “L’infinito”. Ungaretti con soltanto due parole riesce a esprimere l’esistenza di ciascuno di noi perché, per dare un gusto migliore alla nostra vita, abbiamo tutti il diritto di trovare quella cosa, che ci illumini d’immenso.  


Commenti