Ghali, il Festival di Sanremo e l'ipocrisia tutta italiana

 di Angelo Pizza, classe IIID







Per i cantanti è l’apice della carriera, per gli spettatori è l’arte della parola italiana e per la politica è un’enorme mezzo di propaganda.

Com’è possibile? Il Festival della Musica Italiana, il divertimento, la riflessione e il sentimento, ed eppure non possiamo lasciare che l’opinione scappi.

Finisce la canzone di un ragazzo un po' italiano ed un po' tunisino ed “esce” una frase: "Stop al genocidio”.

Il giorno dopo Ghali non è più italiano, è un terrorista e così tutti coloro che ascoltano e che hanno permesso le sue parole. L’Italia, la Rai devono farsi perdonare, deve chiedere scusa alle 1200 vittime del 7 ottobre 2023. 

Ed infatti Alon Bar, massimo esponente dell’ambasciata israeliana in Italia, risponde dicendo così:

“Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile.  Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi.

“Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”



Poi anche le comunità ebraiche si aggiungono: “Ghali ha proposto una canzone per gli abitanti di Gaza, ma a differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra è il prodotto di quanto successo il 7 ottobre […] Sappiamo sulla nostra pelle che la propaganda finisce per armare le mani dei violenti. E ci chiediamo, dove sono i vertici Rai?”


"Se la musica e il Festival, per la sua rilevanza, è lo spazio per la libertà di esprimere pensieri di amore, di dolore, di gioia, di denunce sociali e contestazioni politiche, dispiace che questo palco non sia stato l'occasione per lanciare parimenti, un appello per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas, lasciando all'unilateralità la legittimazione alla distorsione, con uso di termini che ancora una volta offendono la storia del nostro Paese e dell'Europa tutta.”



Sono senza parole, l’unica cosa vergognosa da odiare sono queste frasi che seppelliscono 2 milioni di persone. Loro sono i buoni e i palestinesi i cattivi. Devono morire per il 7 ottobre, devono morire perché terroristi.

Devono vedere in faccia ciò che Hitler aveva fatto agli ebrei ritenendoli sionisti, il mondo non guarda e tutto è possibile ad Israele, l’Olocausto è purtroppo il motivo di tutte queste concessioni. Gli ebrei riversano il sangue dei loro padri su gente che rende impuro Israele, “la terra di Dio” giustifica dal ‘48 e il 7 ottobre è il pretesto dell’attacco. Brucerei queste parole, direi a chi invade, a chi bombarda gli ospedali di mettere da parte i pretesti, i motivi e vedere la cenere di un bambino che non sa cos’è quel muro che gli nega la vita. E ora gli farei vedere suo figlio, lì, in quello che chiamano covo dei vili, nella casa di chi si merita una bomba in testa. Devono capire che è Dio che comanda.

E l’Occidente guarda razzista  Israele che parla di giustizia e pace solo per il proprio popolo, dice ai giusti di tagliare la libertà a chi vive, c’è bisogno di propaganda. Chi, come Ghali, e in piccolo come me, si oppone è un disertore, uno che il regime classifica con la parola anti. Un elemento di disturbo, un rivoluzionario a cui va tappata la bocca, un uomo che non può distruggere i vecchi ordini che affannano l’opinione pubblica. Gli unici a vagare ancora sono il terrore e la paura, che però vengono celati e rendono l’Occidente una dittatura, la dittatura della Nato.


La propaganda, gli slogan e i telegiornali non possono piangere davanti all'immagine di un sorriso che non vaga più, non possono mutilare il nazionalismo e l’inno al sangue che serpeggia tra di noi. E’ facile dire sì, è facile abolire quando sei più forte, è facile far vedere i bambini palestinesi negli ospedali italiani e non le stesse armi che ne sotterrano i  sogni. 


Gaza è un enorme campo di concentramento e noi siamo 60 milioni di italiani che tendono il braccio destro.


Netanyahu, i suoi seguaci e l'Europa sono fascisti. Israele ha il suo mein kampf. L’odio nasce dall’odio ed è così che l’umanità si ritrova ad idolatrare indirettamente Hitler. Un popolo che spara ai camion per gli aiuti umanitari, un popolo che dice sì quando i corpi dei bambini vengono fatti a pezzi ed un governo che non permette l’entrata dei giornalisti a Gaza. I clandestini rischiano di essere trucidati e lasciati  a degradare sotto le macerie. Cosa è più fascista di questa?!


Purtroppo le religioni monoteiste, quelle che parlano di misericordia e pace, sono state tra i più grandi pretesti e tra le più grandi cause delle guerre genocide della Storia. 


Ghali, a “Domenica in”, zittisce e annulla l’esistenza di quelle parole naziste così:

 “Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c’erano tante cose da dire. Ma per cos’altro avrei dovuto usare questo palco? Sono un musicista ancor prima di essere su questo palco, ho sempre parlato di questo da quando sono bambino. Sono nato grazie a internet, è da quando ho fatto le mie prime canzoni a 13-14 anni che parlo di quello che sta succedendo, non è dal 7 ottobre, questa cosa va avanti già da un po’. Il fatto che l’ambasciatore parli così non va bene. Continua la politica del terrore, la gente ha sempre più paura di dire stop alla guerra e stop al genocidio. Stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono “viva la pace”, ed è assurdo. Non deve succedere questo. Ci sono dei bambini di mezzo. Io da bambino sognavo e ieri sono arrivato quarto a Sanremo. Quei bambini stanno morendo, chissà quante star, quanti dottori, quanti geni ci sono. Perché?”. 


E ovviamente Mara Venier per riequilibrare gli anarchismi legge questo messaggio di Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai.

 “Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano, e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta”.


Fa bene Dargen D’Amico, successivamente, a dire che l’Italia è un paese nullo, fatto di attese e di promesse, dove il popolo si attiene al dovere, a fare il compitino. Un Paese che non ha più peso e che lucida le scarpe a chi la dittatura della Nato la comanda.

E poi a parlare di immigrazione, ricevendo dalla Venier questo: "qui è una festa, siamo qui per parlare di musica e per divertirci, ci vorrebbe troppo tempo per approfondire questi argomenti”.

Però per sostenere Israele questi programmi sono validi! Quando è scomodo esiste solo il piacere.


Forse aveva capito Sinner, forse meglio fare come lui, pensare ma non agire, forse troppo italiano.


Io invece mando un appello ai cantanti che saliranno l’anno prossimo sul palco dell’Ariston: non andateci se non permettono di esporre ciò che pensate!!!!

E così, cari italiani sul divano, dovremo cominciare a fare anche noi, dalla più semplice arrabbiatura davanti alla televisione!!!


 




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