Israele-Palestina, tensioni a Rafah e violazioni dei diritti umani


di Silvio Buonopane, classe IIID



(fonti consultate: internazionale.it, fanpage.it)

Il 18 febbraio Israele ha annunciato che il suo esercito lancerà un’operazione di terra a Rafah se gli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza non saranno rilasciati entro l’inizio del Ramadan, il 10 marzo. Nel contempo, la comunità internazionale continua a lanciare avvertimenti sulle conseguenze per i circa 1,4 milioni di palestinesi, in maggioranza sfollati, attualmente presenti in città. 
Ma dove si trova Rafah e perché così tante persone sono rifugiate lì? Rafah è un territorio che si trova nell'estremità più meridionale della Striscia di Gaza, al confine con l'Egitto, ed è l'unico punto di attraversamento tra Palestina e quest’ultimo. 

Parliamo di un territorio poco più esteso di una sessantina di chilometri quadrati, dove negli ultimi mesi si sono concentrati migliaia e migliaia di profughi palestinesi. Per rispondere alla seconda domanda dobbiamo tornare ad ottobre, quando nell’immediato susseguirsi del 7 di questo mese, il governo israeliano aveva consigliato ai civili di spostarsi a sud per sfuggire ai pesanti bombardamenti che si erano inizialmente concentrati nel nord della Striscia. Ritornando all’offensiva israeliana, ci sono state diverse reazioni internazionali e molti hanno mostrato grande preoccupazione sulla possibilità dell’attacco. Infatti la probabile incursione nella città porterebbe alla morte di migliaia tra bambini e donne, ammassati contro il confine egiziano senza nessun altro posto in cui fuggire. È sorto anche l’intervento dell’alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione
europea, Josep Borrell, che ha avvertito che un'offensiva israeliana su Rafah peggiorerebbe le tensioni con l'Egitto. Commentando poi le dichiarazioni del premier israeliano sul piano di evacuazione per i civili, ha aggiunto: "Dove faranno evacuare queste persone? Sulla Luna? Dove?". Il quesito sorge spontaneo: perché Borrell ha fatto riferimento all’Egitto? Siccome i profughi si sono ammassati vicino al confine con il paese, questo ha rafforzato il controllo della frontiera. Inoltre, Il Cairo ha anche già lanciato un avvertimento a Israele: qualsiasi azione che spinga il milione e mezzo di profughi palestinesi a riversarsi nel suo territorio potrebbe mettere seriamente a repentaglio il Trattato di pace firmato dai due Paesi dopo gli accordi di Camp David. Si tratta di accordi firmati alla fine degli anni Settanta, dopo decenni di conflitti e fibrillazioni tra lo Stato di Israele e quelli arabi circostanti. Uscendo dalla critica situazione che riguarda Rafah, dopo il fatidico 7
ottobre sono in atto anche altre tensioni, come quelle denunciate dall’ONU su presunte violazioni dei diritti umani a Gaza. Tra queste, quelle contro donne e bambine che sono state aggredite e uccise nei luoghi in cui avevano trovato rifugio o durante la fuga. Ma c’è ben altro, si lancia un allarme anche contro la detenzione arbitraria di quest’ultime. Molte di loro sono state sottoposte a trattamenti inumani, veri e propri crimini di guerra, sono infatti stati negati loro beni primari come cibo e medicine. Si lascia spazio ad un dato sconcertante: in almeno un’occasione le donne palestinesi detenute a Gaza sarebbero state tenute
in una gabbia sotto la pioggia e al freddo e avrebbero subito violenze sessuali. Israele ha però negato tutto ciò, accusando anche l’attendibilità degli esperti. Parliamo di un argomento davvero delicato, di estrema rilevanza e gravità. Il quadro tra Palestina e Israele rimane per ora incerto, ma un solo passo falso potrebbe far tracollare definitivamente una situazione catastrofica ormai da tempo.

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