Il mio commento di "Pianto Antico". La triste perdita di un figlio


 di Samuele Vinci, classe IIID





Morte, un’improvvisa pioggia nel mezzo del bel tempo estivo, una pioggia lenta e improvvisa o una pioggia veloce ma duratura, una pioggia difficile da capire, impossibile da evitare, entra dove non può entrare, arriva quando si pensa non possa arrivare. Carducci ci descrive la morte in un modo abbastanza chiaro, giocando da calde temperature verdi e calde a terre fredde grigie e aride. “L’albero a cui tendi la pargoletta mano, “Il verde melograno” e molto altro. 

Costantemente, Carducci si riferisce all’infame natura, definita, invece, così da Leopardi. Giosuè e Giacomo si riferiscono alla natura in modo completamente opposto. Possiamo parlare di “A Silvia” scritta da Giacomo Leopardi per l’amata presa crudelmente dalla tremenda morte: “Perché non rendi noi quel che prometti allor"? Questo è una dei versi che descrive il suo intero modo di pensare che, al contrario di Carducci, definisce la morte illusoria e traditrice. Perché, poi, a noi umani non ci rendi quel che prometti? L’autore di questa poesia, “Pianto Antico” descrive la natura in modo intricato e ben diverso. 

Secondo me descrive essa come noi esseri umani, con momenti verdi, caldi e graziosi a momenti freddi e bui. Quindi alla verde natura assegna noi esseri umani da momenti belli e gioiosi ad altri freddi e brutti. Carducci aveva posto tutto il suo avvenire nel figlio Dante. Avere un figlio è avere una parte di sé stesso estranea al proprio corpo, avere un figlio è una rassicurazione per il futuro della propria famiglia. Avere un figlio è la cosa più importante che esista al mondo, Carducci lo sapeva e, sapeva anche che scrivendo questa poesia avrebbe chiuso una parte di se in essa per non riaffacciarsi più a questo triste destino.

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