Il buco più profondo mai scavato: il Pozzo di Kola

di Aurelio Di Minico e Salvatore Vuotto, classe IIID


Si tratta di un'affascinante progetto ingegneristico per scopi scientifici avviato nel lontano 24 maggio 1970, che raggiunse il record di profondità nel 1989 (ben 12.262 metri). Da allora, principalmente per motivi tecnici, non si è potuto proseguire oltre, fallendo l'obiettivo iniziale di scavare per 15 chilometri di profondità nella crosta terrestre. Il sito dello scavo è stato definitivamente abbandonato nel 2008, e tra edifici fatiscenti, scheletri di metallo e materiale abbandonato è ancora possibile ammirare il ‘tappo' con cui è stato saldato il pozzo SG-3 largo 23 centimetri, quello centrale e più profondo di tutti. Nella regione del Baltico la crosta continentale si spinge fino a 35 chilometri di profondità (in alcuni punti della Terra arriva a 90 chilometri), dunque i russi volevano scoprire cosa accadesse nella prima parte di essa. Si riteneva che essa a una certa profondità fosse influenzata dal passaggio tra rocce granitiche e basalto, tuttavia quando arrivarono a 7 chilometri di profondità nel pozzo di Kola scoprirono che a disturbarle era una transizione metamorfica delle rocce granitiche. A quella profondità hanno anche scoperto i fossili di 24 specie di microorganismi estinti da tempo. Attorno ai 12 chilometri, oltre a trovare acqua e grandi quantità di fango bollente frammisto a idrogeno, gli scienziati russi si sono imbattuti nel loro incubo peggiore, rocce di 2,7 miliardi di anni con una temperatura di 180° centigradi, un centinaio in più rispetto a quella attesa. Era troppo elevata per i trapani delle perforatrici e così dopo alcuni anni di studio, nel 1992 decisero di ‘gettare la spugna'. A 300° centigradi, infatti, la punta dei trapani non avrebbe più funzionato, e sarebbe stato impossibile raggiungere i 15 chilometri di profondità. A causa della carenza di fondi il progetto è stato chiuso nel 2006, e nel 2008 le strutture sono state abbandonate. 






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