di Domenico Mazzei, classe IID
“Se non esto montellese”. Questo è il verso in cui Rinaldo d’Aquino accenna alla sua provenienza. Ma quindi perchè queste parole sono così importanti per Montella? Rinaldo d’Aquino nacque probabilmente fra il 1221 e il 1231 da Filippo d’Aquino, che era stato mandato da Tommaso I d’Aquino a governare il feudo di Montella. Ci ha tramandato egli stesso la testimonianza della sua origine montellese in un componimento dedicato a Bella De Amicis, una messinese che aveva sposato Guglielmo di Montemarano. Dopo aver esaltato la bellezza della donna, che paragona alla stella del mattino manifesta la fiamma d’amore che lo brucia. La mancata corrispondenza gli ha tolto gioia e riso. Il poeta non può più vivere, perchè ha donato il cuore all’amata, soffre tanto e non trova sollievo. Solo cantando in montellese riesce a dire all’amata la propria poesia:
Perchè pato pene tante?
Ch’io no le poria cantare;
No di tutto mo, che sia,
La mia pena non diria,
(dovessi morir penando!)
se non este in montellese: cioè il vostro serventese,
a voi lo dico in cantando.
Dicendo che solo cantando in montellese riesce a esprimere la sua pena, il poeta, quindi, indica chiaramente che questa era la sua lingua materna e che egli era nato e aveva passato i primi anni della fanciullezza a Montella. Tra i componimenti poetici di Rinaldo d’Aquino il più famoso è “Giammai non mi conforto”, il lamento di una giovane per la partenza dell'innamorato in terra santa. In merito alla sua opera poetica, a lui sono attribuiti un sonetto e 12 canzoni. È citato, inoltre, da Dante nel “ De Vulgari eloquentia”. Il tema delle sue liriche è prettamente amoroso.
Lo storico che ha fornito notizie su Rinaldo d’Aquino è stato Francesco Scandone, studioso dell’inizio del ‘900. A lui proprio si devono ricerche dettagliate sulla famiglia d’Aquino, oltre che studi approfonditi sulla storia dell’Alta Valle del Calore, raccolti in una importante opera dal titolo “L’Alta Valle Del Calore”, divisa in quattro volumi, il primo dei quali pubblicato nel 1911.
Secondo Scandone, Rinaldo si allontanò da Montella per entrare come falconiere nella corte imperiale di Federico II che non stava mai ferma in un luogo. Proprio in seguito al passaggio alla corte, Rinaldo d'Aquino entrò in contatto con gli altri poeti della cosiddetta Scuola Siciliana alimentandola con una forma di poesia popolare di cui si arricchì la nascente lingua italiana. Gli autori della corte di Federico II introdussero nel volgare siciliano i modelli della lirica provenzale; secondo alcuni questo implemento è stato programmato e voluto dallo stesso imperatore nel passaggio dalle piccole corti di Provenza. La poesia passa così ad una corte più vasta e ambiziosa, e in questo trasferimento vengono eliminati riferimenti alle vicende concrete. La poesia siciliana si caratterizza per la presenza del tema amoroso su un piano ideale. Oltre al già citato Rinaldo d’Aquino, gli altri poeti della Scuola Siciliana sono Giacomo da Lentini, primo e maggiore esponente, Pier delle Vigne, Guido delle Colonne, Stefano Protonotaro e Giacomo Pugliese.
Le notizie biografiche su Rinaldo d’Aquino conservano un alone di incertezza. Attualmente la tesi più accreditata è quella portata avanti dallo studioso Mario Garofalo che sostiene che fosse figlio di Landolfo e Teodora e quindi smentisce la già citata teoria di Scandone, secondo cui Rinaldo sarebbe figlio o nipote di Filippo e San Tommaso. A prescindere da quali siano stati i legami parentali, ciò che appare inconfutabile è il suo legame con Montella.
A Montella, attualmente, l’Istituto Superiore è intestato a Rinaldo d’Aquino.
L’immagine riproduce un dipinto di Carmine Palatucci dal titolo “Rinaldo d’Aquino a Montella”, una grossa tela di 4m x 2,5 m, al momento collocata nell’Aula Magna del Liceo Scientifico. Qui Rinaldo d’Aquino è rappresentato nella triplice veste di rimatore della Scuola Siciliana, di feudatario di Montella e di falconiere di Federico II.
È un omaggio imponente a uno dei nostri concittadini più illustri.
Bibliografia
-F. Scandone "Alta Valle del Calore volume II" 1916
- F. Palatucci "Montella di ieri e di oggi" 1969
- Guido Ferroni "Storia della letteratura italiana" 1991
Commenti
Posta un commento