Anita Larissa Rizzo III D
Nei Paesi teocratici (che hanno una politica ferrea basata sulla religione musulmana) le donne sono costrette a mettere il velo e coprirsi fino all’ultima ciocca di capelli.
Questo compromette la libertà e si tratta di un vero e proprio abuso di potere (è lo Stato che crea questa situazione disumana) e di recente sono accaduti parecchi casi di ragazze uccise.
La prima, quella che ha fatto scaturire manifestazioni in tutto il mondo, è stata Mahsa Amini.
Lei era una ragazza semplice, come tutte le altre. Era un giorno normale, come tutti gli altri, quando le autorità si accorsero che non aveva ben messo il velo; così la loro attenzione si spostò sulla ciocca di capelli che fuoriusciva. Purtroppo, venne presa, giustiziata e ora ci rimane solo il suo ricordo.
Anche una travel blogger italiana trentenne, Alessia Piperno, è stata vittima di questa politica assurda proprio il giorno del suo compleanno (28 settembre). Lei ha chiamato i suoi genitori dicendo che si trovava nel carcere a Teheran e la Farnesina sta provvedendo a riportarla a casa.
Varie ambasciate stanno provvedendo a far liberare tanti in Iran e scoprire le varie motivazioni ancora segrete.
E’ un’ingiustizia vera e propria e mi sembra non paradossale, di più: come si può vivere con guerre, cambiamenti climatici, ambienti inquinati e pensare ad uccidere chi ha una ciocca di capelli visibile!
Spero che il mondo ci stia facendo uno scherzo perché se fosse veramente così non sarebbe grave, bensì gravissimo.
Non si possono opprimere i più indifesi e umili per un “errore”: siamo esseri umani e da tali non siamo progettati come robot.
Non ci siamo mai soffermati su quello che una persona prova in quei momenti: non può fare più nulla, è condannata a morire.
Non potrei immaginare una vita con la paura di essere uccisa per un errore (anche involontario), vivrei con il timore sempre, appena aprirei la porta mi guarderei per controllare che tutto sia liscio (secondo la cultura del posto).
Mi sono soffermata su ciò perché quello che rende il tutto più ripudiante è il come sia possibile che i diritti non esistano in quei Paesi (spesso nemmeno sulla carta perché viene applicata la dittatura).
“Nel 2022 le macchine voleranno” dicevano, io penso che quelle che volano ora sono le idee politiche di questi Paesi, altroché.
Detesto che porta avanti questi pensieri intolleranti e di odio, che rendono solamente la vita difficile e orribile.
Non è un insulto alla religione ma alla società: non è vero che si debbano mettere il burqa le donne (riferimento all’Afghanistan) e penso che non si debba condannare a morte nessuno ad ogni modo: la pena di morte e la loro politica non rispetta nessun essere umano.
Per la religione una persona potrebbe compiere dei riti, purificarsi o chiedere scusa in segno di perdono. Ma non può essere lo Stato a imporlo, in nessuna forma.
La persona è responsabile di quello che fa ed è suo compito occuparsi della propria religione.
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