Il piccolo borgo. Una storia d'amore

 

di Angelo Pizza, classe ID




Ho deciso di dedicare un testo all'amore, evidenziando la sua semplicità e la sua forza, le sue più importanti caratteristiche.

 

Su per l'alto colle, tra gli spavaldi pini e i sottili faggi, il piccolo borgo sorge e si innalza verso l'infinito. Sopra di lui l'aspro promontorio a fargli da guardia e, come un'arborea via, il cristallino ruscello gli scorre intorno. Tra stravaganti funghi e sgargianti primule, sotto lo sguardo delle possenti torri, si apre il campo dell'ortolano. L'alba, con i suoi silenziosi fragori, spicca il volo. Il sole, con il suo pozzo di lacrime dal bagliore indescrivibile, sfocia in una leggera chiacchierata con la luna, mentre il mattino scende lieve sulle foglie, bagnate dalla candida rugiada, e passa a salutare, col suo schizzinoso vento, alla finestra il contadino. Nonostante la sua gobba schiena, esce di corsa in giardino, e i limpidi passeri, dalla giallastra coda, lo allietano con una leggera melodia. Come un liutaio accorda il violino, i passeri zampillano da un ramo all'altro per costruire il proprio nido. A ritmo di valzer l'ortolano innaffia le sue piante: le fiammanti rose lo accendono di amore, le delicate viole propagano il suo pensiero verso l'impossibile, ma, solo quando china il capo per adorare, come fossero damigelle, i tulipani, si sente attraversato da uno spirito di quiete. Il pizzicante profumo tocca il suo cuore e lo adorna di felicità; seppur povero, è l'uomo più felice del piccolo borgo.

Lo spettacolo è finito e il sipario è presto calato, la notte scende col suo incerto volto, accarezza l'irto castello, e giunge, col suo sonnolento passo, alla casa dell'ortolano, sale le scale e gli soffia all'orecchio. Dalla sua bocca stelle dall'intrepido sguardo si infrangono in mille sogni, regalandogli una ruggente passione, un ardore dalle più diverse sfumature. Intanto la luna osserva da vera maestra, e vedendo tale meraviglia, decide di donare alle stelle e alla notte il piacere di ammirare il mondo insieme a lei.

La povera donzella non chiude occhio, il suo iride spruzza invece uno spirto triste, i suoi mille volti le descrivono il passato, e le bruciano l'anima, accecandole l'immaginazione e smarrendole la libertà. Come un affamato falco solitario, scende in strada, le sue gambe due spighe di grano appassite, i suoi capelli, non più lamine d'oro, ma grige nuvole che annunciano un temporale. Cade nel più profondo buco nero, lo sfortunato abisso della miseria, il grande danno della disperazione. Son le quattro, la povera donzella dorme e dai suoi occhi, come arida cascata, una lacrima scende giù per il viso, giunge al cuore e scompare. Ma, all'improvviso, si sente sulla pelle una strana sensazione, si risveglia, si sente bene, vedendo l'ortolano la sua anima si orna di amore e illumina il piccolo borgo: i due corron uno verso l'altro e un semplice abbraccio sfocia in un sincero e splendido bacio.

 

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