Il racconto dell’isola sconosciuta. La mia recensione

 di Domenico Mazzei, classe ID



“Tutte le isole, anche quelle conosciute, sono sconosciute finché non vi si sbarca.” In queste parole è racchiuso, secondo me, il senso del libro “Il racconto dell’isola sconosciuta” di Josè Saramago, scrittore portoghese Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Anche se breve, questa opera ha dei significati molto profondi che riguardano ognuno di noi. Il testo parla di un uomo che ottiene dal re una caravella per partire alla ricerca di un’isola sconosciuta. La sua richiesta viene inizialmente rifiutata perché si pensa che tutte le isole siano già conosciute. Dopo una certa insistenza, però, la barca gli viene consegnata e l’autorizzazione al viaggio concessa. A lui si unisce una donna delle pulizie. La prima cosa che ho notato è la punteggiatura, dove predomina la virgola, usata anche per separare le battute tra personaggi. L’idea che mi sono fatta su questa particolarità è che forse l’autore vuole disorientare il lettore. Inoltre, nel libro il luogo, il tempo e le persone non sono precisate e ho notato anche un’assenza di sequenze descrittive. Tutte queste particolarità probabilmente servono a far concentrare il lettore sul contenuto reale, piuttosto che sui fatti narrati apparentemente banali. Secondo me il libro nasconde due livelli di lettura: uno più superficiale, il piano narrativo letterale, e uno più profondo, il piano interpretativo figurativo. A questo secondo livello, infatti, presenta un messaggio molto interessante e condivisibile: la necessità di allontanarci da noi stessi per conoscerci realmente. Il libro mi è piaciuto proprio per la presenza di una doppia possibilità di interpretazione. Consiglio la lettura.

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