Aamir e il salvataggio della sorella perduta. Il mio racconto

 

 di Samuele Vinci, classe ID





Facevo parte del popolo arabo ed eravamo in un periodo di guerra. Più precisamente mi trovavo nel 732 e stavamo vivendo in un periodo molto cupo della nostra storia: la battaglia di Poiteirs. Mi trovavo in un semplice paesino chiamato Al Alabahd. Era molto piccolo ma con persone molto gentili e cortesi. Mi ricordavo a memoria quella città, era piuttosto desertica. La mia famiglia era formata da mia madre, mio padre e mia sorella più piccola. In questo periodo della mia gioventù vissi normalmente come farebbero tutti quanti, ma ci fu un fatto che cambiò lo scorrere tranquillo della mia vita, perché quello scorrere divenne molto più veloce e con molti più ostacoli. Come facciamo di solito noi Arabi continuavamo a conquistare territori fino a quando non arrivammo a essere bloccati da uno strano popolo: i Franchi. All'inizio ci parvero tranquilli ma poi, quando scoprimmo il loro lato interiore, pian piano arrivammo a capire che erano dei veri e propri diavoli. Arrivarono a conquistare il nostro territorio e quindi eravamo sotto il controllo dei Franchi. Io ero una persona fedele, coraggiosa anche un po' ribellle. Nel nostro pase c’era un gruppo di soldati franchi che facevano da guardia, e il loro capo secondo me non era una persona normale ma un essere dell’inferno che neanche la sua cattiveria era comparabile a quella di un diavolo. Ad un certo punto un po' di quell’acqua che scorreva tranquilla cominciò ad evaporare: evaporare perché ero diventato rosso dalla rabbia che mi cominciai a accaldare. Mia sorella era una ragazzina di 16 anni. Bella, occhi grandi e scuri e profondi, magra con i capelli color ebano e con delle lentiggini sul viso. Si sentì prima il rumore di passi decisi e mascherati dal rumore del cinguettio degli uccelli che stavano rientrando nei loro nidi. Feci finta di niente ma quando aumentarono cominciai a preoccuparmi: un passo, un altro e dopo un altro ancora…. Andò così per trenta secondi, fino a quando quel rumore fastidioso e ansioso smise. Boom! In una frazione di secondo successe un turbinio di eventi: la porta che batté a terra, intravidi la faccia sicura del capo con il suo copro mingherlino sotto quella possente armatura. Era ridicolo: appena entrò il capo l’unica cosa che sentii fu :”Datemi vostra figlia o farete una fine dolorosa”: io non ci vidi più dalla rabbia, fermai mia madre che stava per parlare e cominciai io: ”Non ci pensare nemmeno, neanche da morto te la darò!”: Non mi ascoltò, ispeziono la mia casa fino a quando non trovò mia sorella che stava leggendo. Quel dannato la prese e se la portò via. Non riuscii a dormire, era una cosa impossibile. Inventai un piano per riprendere mia sorella. La tenda del capo era a 100 metri da qui, sarei potuto arrivare e riprendere mia sorella ma ipotizzai che c’era qualcuno di guardia. Secondo i diversi turni mi pareva che smettessero di fare la guardia da mezzanotte fino alle quattro. Aspettai e aspettai fino a quando non vidi il fuoco delle loro tende spegnersi. Non sapevo cosa mi passasse per la testa in quel momento ma mi alzai uscii e arrivai a quella dannata tenda. Lei era lì, sveglia, e appena mi vide pianse alla gioia. Le tesi la mano e la riportai a casa. Il mattino seguente tutti noi scappammo da quel paesino e riuscimmo a vivere perlomeno più tranquilli.

  

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