di Anita Larissa Rizzo, classe IID
Il personaggio che mi è piaciuto
di più nella Divina Commedia è Virgilio. Questa preferenza deriva, forse, dal
fatto che già l’ho conosciuto come autore dell’Eneide. Per chi non lo sapesse,
l’Eneide è un poema che ha come protagonista Enea, ed è stato voluto da
Ottaviano Augusto per dare onore alla sua famiglia. Il protagonista prosegue
lunghe guerre contro il re Turno e, alla fine, vince sposando la sua amata
Lavinia.
Restando
nell’ argomento dell’Inferno dantesco, molto curiosa è stata la
“collaborazione” tra Virgilio e Dante (sempre per volere di Dante perché Virgilio
era ovviamente già morto nella realtà).
Spesso
gli autori mirano all’eccellenza delle loro poesie facendo concorrenza agli altri
poeti. Dante, invece, fa un’eccezione chiamando Virgilio, in segno di umiltà,
duca, maestro, dottore ecc.
Questi
momenti in cui nessuno si sente superiore mi hanno suscitato emozioni
fortissime, perché, appunto, esprimono unione, solidarietà e umiltà.
Una frase
che considero interessante, detta nel V canto dell'Inferno da Francesca per
Dante, chiamando in causa direttamente Virgilio, è "Nessun maggior dolor
che ricordarsi del tempo felice né la miseria, e ciò sa’ l tuo dottore."
Il ruolo
di Virgilio nella Divina Commedia è quello di guidare Dante fino al Paradiso Terrestre.
Ma, in realtà, diventa anche una fonte di risposte a dubbi essenziali.
Dante
arriva al Paradiso Terrestre, incontra Beatrice, e, ricordando il vecchio
amore, vorrebbe parlare con Virgilio, ma lui non è più lì.
Un
paragone che considero sottovalutato è la similitudine nei comportamenti tra
Virgilio e l’Ulisse dantesco. Forse non si nota molto, però entrambi sono
volenterosi e pronti nell’aiutare il prossimo.
Ulisse
voleva fare scoperte per dare agli altri più informazioni sul mondo; Virgilio
aiutava Dante guidandolo, ma anche dandogli risposte.
Io penso
che, anche se la Divina Commedia è un'opera spettacolare, senza Virgilio non ci
sarebbe lo stesso approccio autore-lettore.
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