Il terremoto del 23 novembre 1980

 
di Arianna Celli, classe ID
 


Novanta secondi, 679 comuni coinvolti. E quel rimorso, fortissimo, sul ritardo dei soccorsi. Se fossero arrivati prima, molte persone si sarebbero potute salvare. 
Se oggi chiedi ad un tuo parente come si sentiva in quei momenti, ti dirà sicuramente <<non è stato per niente bello>>. Questa risposta è normalissima. Pensa se tu in quel momento fossi stato lì. Penso proprio che ti saresti spaventato molto.
Dopo la scossa intensa, si viveva nelle tende o nei camper. Però, se avevi la fortuna di avere parenti, con la casa non crollata, potevi passare le giornate al suo interno. Poi arrivarono i volontari e la protezione civile a portare il cibo, le coperte ...e per aiutare anziani e bambini. Ma ovviamente anche gli altri. Si sentivano voci, parlare di migliaia e passa di morti. Una cosa terribile. Per ricordare questo tragico evento sono stati scritti su di lui diversi libri. Uno di questi è il romanzo di Donato Gervasio: “Polvere alla luna”.
                            
                   


 
 Questo romanzo è ambientato a Caposele e ricostruisce la tragedia del 1980. Se ci facciamo caso, per noi quella data è come l’inizio di una nuova era. Quando parliamo di qualcosa, per precisare l’avvenimento, stabiliamo se è accaduto prima o dopo il terremoto. Lo fanno più i genitori, nonni, zii…  Possiamo dire che è impossibile non conoscerlo, non sapere cos'è stato.
 
Questa è un'intervista sull’accaduto fatta a mia nonna. 
 
Come ti sei sentita?
Non capivo cosa stava succedendo, eravamo tutti nel panico.
 
Come hai fatto a capire che era il terremoto?
L’ha capito mio nonno che era sicuro di quel che pensava
 
Dopo la scossa, dove vivevi?
Fortunatamente la casa di mio nonno era rimasta intatta. La mia invece era crollata.
 
Cosa ti ricordi precisamente?
Una cosa che mi rimase impressa: è quando non riuscivo a raggiungere i miei due figli che, intanto, dormivano nella camera. Questo successe proprio perché tremava tutto il pavimento. 


 

 


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