Dopo l’omicidio del generale Dalla Chiesa, il 3 settembre 1982, la magistratura palermitana decise di cambiare strategia nella lotta alla mafia. Era infatti necessario reagire alla ferocia dei mafiosi, sempre più insidiosa proprio perché i giudici stavano capendo velocemente i loro meccanismi. Fu così creato il cosiddetto “pool antimafia”. Lo scopo era quello di operare in maniera coordinata le indagini, tra i vari giudici che ne facevano parte, a capo dei quali c’era Rocco Chinnici, anche lui poi assassinato dalla mafia, a Palermo. Al posto di Chinnici venne nominato il giudice Caponnetto. Scambiare informazioni all’interno di questo pool era severamente vietato, tranne che in privato. Ma perché questo? Se un magistrato veniva ucciso, i lavori all’interno del pool dovevano poter continuare, perché le informazioni erano condivise. Grazie a questo metodo di lavoro si raggiunsero vari obiettivi, tra cui l’istituzione del Maxiprocesso, uno dei processi contro la mafia più grandi mai fatti, con 475 imputati. Riguardo alle parole del magistrato Caponnetto ("la mafia teme la scuola più della giustizia") penso che rappresentino la pura verità. E’ importantissimo parlare di mafia ovunque, non solo nelle scuole, così che la gente sia più informata e consapevole. Se i cittadini sono informati e hanno un'istruzione, la mafia non può fare passi avanti, non può prosperare sull'ignoranza. Il successo del Maxiprocesso è dipeso in parte anche da un pentito, Tommaso Buscetta, detto anche il boss dei due mondi. Ha collaborato con la giustizia e, con le sue dichiarazioni, ha dato un aiuto enorme ai giudici che facevano parte del pool, perché alcune informazioni non avrebbero potuto prenderle da nessuna parte. Questo boss ha collaborato con il giudice Giovanni Falcone, aiutandolo nelle sue ricerche su Cosa Nostra. Ancora oggi è odiato da molti mafiosi perché, con le sue rivelazioni, ha inferto un duro colpo alla mafia siciliana dell'epoca. I pentiti come Buscetta non sono molti, e quei pochi che ci sono, a parer mio, nonostante tutto sono importantissimi. Solo loro sanno come è fatta veramente la mafia, cosa si fa all’interno, la struttura, i segreti, i rapporti con deviati con le istituzioni. Rappresentano insomma un vero e proprio aiuto per la giustizia e, senza di loro, al giorno d’oggi non ci sarebbero così tanti mafiosi in carcere.
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