Cos'è che conta davvero

di Raffaella Caldarone, classe IIID



Che cos’è che conta nella vita? Bella domanda. Nella vita…conta…tutto e niente. Contano le persone, le idee, la salute, la scuola, i rapporti, l’essere accettati, la pace, l’ambiente, il lavoro, le figure, l’apparenza, la bellezza, la ricchezza (concreta e di spirito) e gli animali, la casa, il divertimento, la felicità, la spontaneità, l’amore, le relazioni, gli abbracci, la verità, i valori, i sani principi, la scala sociale.

Ma sinceramente, a chi importa davvero di tutto ciò? Ci complichiamo la vita. Quando poi diventiamo semplici prede, piangiamo e ci arrabbiamo contro il mondo intero, ci prendiamo la testa tra le mani e ci chiediamo: “Cos’è che conta davvero nella vita?” NULLA. Perché ogni cosa è un’illusione, come arriva se ne va, è fumo grigio che tra le mani non ha consistenza, è il riflesso di qualcosa nell’acqua, deforme. Ogni cosa assomiglia ai punti di sospensione alla fine della frase, che lasciano interdetti. Assomiglia a una farfalla, che ha poco più di qualche giorno da vivere. Non conta nulla. Contano le grida a notte fonda per la strada, contano i pomeriggi spesi a far volare le lucciole nei prati, contano i silenzi, le bugie, i bagni nella fontana di Trevi e anche le serate in caserma, contano le giornate passate a fare nulla, contano cinquanta sfumature della nostra mente riflessa nel bicchiere di vino di tarda serata, contano le nuvole che sono dinosauri, pesci o aerei. Contano i pianti all’improvviso, le lacrime che scendono e prendono un gran bel Freccia Rossa, contano le rose che sfioriscono, quelle che nascono, i ricordi d’infanzia, contano le foto che rimangono, i momenti insignificanti che si registrano e con l’inchiostro non vogliono salire per l’aspirapolvere, che toglie ciò che trova, anche ciò che è necessario involontariamente, come un tornado. Contano i mille film dai titoli accattivanti, contano gli attimi in cui ci impegniamo. Conta il ticchettio delle unghie contro il bancone, mentre siamo in attesa, forse anche in call, attendiamo. Conta anche la musica dell’attesa, che ci fa ballare anche se siamo arrabbiati neri. Contano i respiri saltati e quelli spesi e dati al vento, che ci scompiglia i capelli al supermercato, non al mare. Praticamente contano una marea di cose assolutamente insignificanti. Gli occhi diventano lucidi, perché per passare la vita servirebbe qualcosa in più di significati nascosti. È un bagliore. La vita è un bagliore, è un attimo. È uno stupido schiocco di dita. Mentre stiamo ridendo c’è qualcuno dall’altra parte del mondo che sta dando l’ultimo respiro, lo sta spendendo per dire “Ti voglio bene” a qualcuno. Così quando siamo tristi, qualcuno festeggia il compleanno. E quell’auguri va anche da parte mia perché questa persona è sopravvissuta un altro anno. Complimenti.

I “diversi” in cosa precisamente sono diversi? In questo periodo in particolare parliamo spesso, anche senza volerlo, di normalità. Ma essere normali vuol dire camminare dritti, vuol dire pensarla in un certo modo, vuol dire apprezzare quello e disgustare quell’altro? Vuol dire far finta di non essere ciò che si è, vuol dire sposarsi una volta, vuol dire avere un cane, vuol dire non dover vivere in ospedale? Io non lo so. Nessuno lo sa perché non siamo più nella preistoria. Non esistono poche creature che fanno la medesima vita, esistono tante persone che hanno storie da raccontare, tutte da vivere in un sol fiato, che meritano di essere ascoltate senza emettere commento, perché quello che si vive in prima persona non accadrà mai più.

Secondo me il protagonista del brano letto (Dieci minuti fa, di Lucia Tumiati) per aiutare i cosiddetti “diversi” deve far vedere che i diversi sono le persone per le quali tanta gente si batte, tanta gente capitata tra i “fortunati” vede gli “sfortunati” e li valorizza, non li disprezza. Tanta gente che vuole essere normale a patto che gli altri lo siano. Nessuno è pagato per essere normale, siamo noi che spontaneamente saldiamo un debito che non esiste, perché essere normali vuol dire semplicemente VIVERE, provare, provare, provare, sbagliare e riprovare. 

Non c’è prezzo all’umanità, forse alla libertà, ma questa è un’altra fiaba.

Commenti