"Brava bambina”. La prima volta che vidi quella donna in un villaggio mare disperso in qualche spiaggia pugliese, questo mi disse. Era una signora bassina, tutta ornata di perle e spruzzava una fragranza misteriosa, per non dire che anche al centro di Bari potevano sentirla. Benché fingesse, sapevo che non aveva a che vedere con i bambini. Parlava sempre con troppa enfasi, troppa veemenza, con la vocina in falsetto e usando sempre ogni vezzeggiativo possibile e immaginabile ma fallendo miseramente sempre nelle sue ardue imprese nel parlare con una bimba di otto anni. Dapprima, pensavo che non vedendo i figli da molto tempo si fosse, per modo di dire, arrugginita. Ma crescendo e riportando alla memoria il ritratto di quella signora, mi sono resa conto che è un difetto che riguarda i bambini: il fatto che siano così piccoli li rende fragili prede. È normale cercare di abbassarsi al loro livello, pensando di convincerli. Odio il fatto che siano considerati piccoli di mente per il fatto che siano piccoli di età: molto spesso capiscono più di quanto si immagini. Sarà il fatto che mi piace parlare senza perdermi in inutili frivolezze, magari con giochi di parole e senza tanta autorevolezza, perché mi piace vedere ridere le persone, non farle sentire stolte. Ma io mi sentivo così quando quella donna mi parlava: quasi un quadro scomposto di Picasso, peccato che non sono per niente un’opera d’arte. Spero di non esser nata all’età di trent’anni altrimenti ora, a quarantatré anni, potrei seriamente prendere in considerazione il fatto di vantarmi di portar bene gli anni.
Ma gli adulti non li capirò mai…
Commenti
Posta un commento