Le maschere di Pirandello e chi siamo veramente

 


Mi è capitato molte volte che qualcuno con cui avevo creato un forte legame mi facesse notare i miei difetti. Di difetti ne ho tanti, lo ammetto, deve essere stato deludente e alquanto sconfortante per le persone che amavo vedermi nello stesso modo in cui io vedo me stessa. Mi ritengo una persona altruista e generosa, ma a volte posso essere egoista, narcisista e anche un po’ presuntuosa e quando sono quella persona mi odio. Cerco sempre di indossare una maschera, la tolgo con le persone che amo, ma perché quando lo faccio nessuno mi sta più accanto? È un mio problema o lo è degli altri? E io chi sono davvero? Posso essere “uno”, posso essere “nessuno” e posso essere “centomila”, ma quale maschera devo scegliere di indossare per vivere in pace con me stessa? Credo che non ci sia mai fine al “disturbo” interiore, in ognuno di noi c’è quell’identità che si nasconde e ci fa credere di essere incompleti e mi pongo una domanda: ”Non riusciamo a farla uscire o non vogliamo?” Di sicuro non c’è risposta a questo quesito e non ci sarà mai, ma quando riscopriremo noi stessi, c’è sempre qualcuno che ci giudicherà e penseranno tutti che siamo diventati “troppo” o “troppo poco”. Mi ci ritrovo in Moscarda di Pirandello, riesco a passare più tempo a giudicare gli altri che a giudicare me stessa e me ne vergogno. Quando le persone ti salutano e ti chiedono “come va?” e devi rispondere sempre che va tutto bene, perché non hai voglia di raccontare come stai realmente per paura di annoiare o per paura di venir preso quasi come un masochista. Alcuni mi ritengono insensibile, altri mi ritengono troppo fragile, quindi come faccio a sapere cosa dice la gente su di me? Ognuno ha idee diverse e l’unica cosa che puoi fare è stare in silenzio a subire, perché nessuno capirebbe mai cosa provi davvero, o magari cercano di costruire  frasi fatte in poco tempo per farti sentire una persona migliore, ma quelle frasi hanno mai aiutato? È come se quando esprimi ciò che provi, sono tutti lì a consolarti e a dirti che andrà tutto bene quando va realmente tutto male e non puoi dirlo per non fare la figura dello sciocco.  Quindi alla fine è sempre così quando ti chiedono come stai, “ va tutto bene, grazie” e nel preciso momento in cui dici quel “grazie”, ti senti sprofondare in un abisso e sai che non potrai mai più risalire. Quando cerchi di reprimere i tuoi sentimenti, o la tua personalità per molto, non senti più l’orologio che fa “tic tac”, le ore passano senza che tu te ne accorga nemmeno, mentre stai cercando di essere una delle tante copie, o a esercitarti per essere quello per cui vuoi lottare. Ma lo si fa per piacere a te stesso o agli altri? Quindi infine, chi sono io? “Uno, nessuno e centomila”.

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