di Benedetta De Simone, classe ID
Il brigantaggio nasce nel 1861 in Basilicata. Le bande erano sostenute anche da personaggi importanti, a cominciare da membri del governo borbonico in esilio dallo stato. I briganti, le rare volte che avevano del tempo libero, intagliavano la legna. Infatti fabbricavano le proprie pipe e i bastoni da soli. Erano seminomadi e si muovevano sempre in gruppo, o almeno in coppia. C’erano anche delle brigantesse che per paura di essere uccise (così come gli uomini) non avevano tanti figli. Portavano con sé una pistola, un fucile (alcuni lo avevano a due canne) e se non riuscivano a saccheggiare qualcuno avevano i coltelli come ultima risorsa. Insomma erano ben attrezzati. I gruppi non erano mai composti da una sola famiglia, ma di diverse messe insieme. A Montella, l’ultima banda fu quella di Alfonso Carbone.
Il tesoro nascosto
Nel 1890 alcuni briganti, dopo un saccheggio in cui avevano recuperato un ottimo bottino in oro, si recarono nei boschi del monte Accellica per nascondere la refurtiva. Nello scendere a Montella avevano camuffato il bottino su un vecchio mulo, ma furono assaliti da altri briganti e ammazzati nei primi castagneti. Il tesoro non fu mai ritrovato, nonostante molte persone dell’epoca e di oggi lo abbiano cercato.
Ecco a voi alcuni nomi di briganti irpini:
Alfonzo Carbone – Cicco Cianci – Vito Nardiello e Antonia Scarano.
Ho scelto di scrivere questo articolo sui briganti perché, grazie a mio padre (che si traveste ogni anno), mi sono appassionata alla tematica e alla storia che c'è dietro.
Grazie dell'articolo, molto esaustivo. Non vedo l'ora di tornare a visitare la caverna dove si esibiscono gli abitanti del posto travestiti da briganti ed assaggiare di nuovo i prodotti tipici della bella Montella. Complimenti!
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