Il Pianto dei Padri

 

di Lorenzo Cianciulli, classe IIID



Cari lettori, in questo nuovo articolo vorrei farvi leggere il mio commento alla poesia “Pianto Antico” di Giosuè Carducci. Ho deciso di caricare questo articolo perché leggendo ciò che il poeta ha scritto mi è riaffiorata nella mente un’immagine, quella della Pietà, però non la Pietà che tutti conosciamo cioè la famosissima opera di Michelangelo, ma una un pò più particolare, la Pietà di Jago. Quest’uomo è un famoso e giovane scultore italiano, che ha rappresentato un padre con in braccio suo figlio, morto ad Aleppo durante la guerra siriana del 2012. Ho avuto modo di vedere questa scultura in una sua mostra a Roma. 
Buona lettura.



“Pianto Antico” è una poesia struggente che Carducci ci presenta e che fa parte de “Le Rime Nuove”, una raccolta di poesie in cui il poeta racconta i suoi ricordi, le sue memorie storiche. Dante è morto a soli tre anni e tutti i sogni di Carducci, tutte le speranze sono andate infrante, lo stesso accade in “A Silvia di Leopardi, infatti, anche qui tutti i desideri del poeta vengono distrutti la morte prematura della ragazza gli ha portato via un pezzo di vita. 

Non voglio immaginare il dolore che abbia provato Carducci nel veder morire suo figlio, non mi soffermerei solo a lui ma a tutti i padri che vedono venir meno una parte della loro esistenza, non a caso il titolo della poesia è “Pianto Antico” che rappresenta il pianto di un padre per la morte di un figlio. Il poeta vate, cioè Carducci,  che venne chiamato così perché simbolo della Nazione Italiana al suo tempo, nelle prime due strofe immagina Dante, il figlio, che tende la piccola mano verso un albero di melograno, è una giornata di giugno, calda e piena di luce prova a guardare oltre la siepe pensa all’infinito, come Leopardi, cerca di distogliersi dalla realtà ma già dalla terza strofa in poi l’orto vuoto, le foglie, gli alberi appassiti e l’inverno prendono il sopravvento. 

Ma nulla lo può salvare, la provvidenza e la speranza nella fede, di tipo manzoniana non ci sono, è condannato, non può più vincere contro la forza oscura della terra fredda, la terra negra, la morte. Un’altra presentazione della morte ci viene fatta con Ugo Foscolo e “Alla Sera”, il poeta ne ha una visione diversa, infatti, dopo la morte Foscolo pensa che non ci sia nulla che finisca tutto e ciò venga rappresentata dalla notte buia e solitaria. Altro paragone si può fare tra il “Pianto Antico” e “In morte di fratello Giovanni” dove risalta ancora il tema della scomparsa di una persona cara nel caso di Carducci, il figlio, per Foscolo, il fratello. 

Concludendo penso che se utopisticamente Carducci avesse avuto la Divina Provvidenza che aveva anche Manzoni forse avrebbe capito che dopo la morte il figlio sarebbe risorto dalle tenebre dalle terre fredde sarebbe stato un l’albero molto più rigoglioso di quello che c’era nel suo giardino da cui le foglie non sarebbero mai cadute e da dove i melograni sarebbero cresciuti in abbondanza tutto l’anno.

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