di Giuseppe Paolo Saggese, classe IID
Dopo aver assistito al primo tempo di SpiderMan - No Way Home, (una prima parte con il compito di introdurre nuovamente vecchie conoscenze malefiche che Peter Parker ha dovuto affrontare per l’ennesima volta anche se in chiave Marvel Cinematic Universe), la seconda parte componente di questa pellicola è in tutto e per tutto una corsa al fan service, che in questo caso è stato eseguito con molta eleganza dalla sceneggiatura.
Il fan service visto in questo film è ingegnato in modo più sensato rispetto a quello più becero e schiacciato nel film a forza, come visto nell’ultimo e pessimo Ghostbusters- Legacy o anche nell'ultima e non memorabile trilogia di Star Wars.
Dopo i primi quaranta minuti travolgenti e il ritorno dei villains, esploriamo la psicologia del personaggio di SpiderMan come mai prima d’ora, almeno in questa terza versione live action.
Lo SpiderMan di Tom Holland a causa di questi villain, in particolar modo Green Goblin, la nemesi per eccellenza di Peter, soffre come mai prima d’ora con la straziante morte di Zia May.
Nel primo e magnifico scontro tra Green Goblin e un Peter Parker smascherato, uno dei punti diretti con più maestria da Jon Watts, Norman prima di scappare colpisce con il suo aliante May, infilzandola prepotentemente. SpiderMan soffre ed è qui che viene pronunciata per la prima volta in questa trilogia la frase simbolo dell’Uomo Ragno: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
SpiderMan da questo momento in poi si perde in se stesso e con il solo obiettivo di cercare l’assassino di sua zia, neanche i suoi amici ormai hanno più sue notizie ed è qui che la trama prende tutt’altra direzione.
I suoi amici, MJ e Ned Leeds, quest’ultimo con lo sling ring rubato da Doctor Strange, questo aggeggio magico capace di aprire portali, cercando di trovare Peter Parker fanno approdare nel nostro universo altri due SpiderMan differenti.
La sala al cinema in quel momento, il giorno 15 dicembre, è implosa in pieni applausi e urla. Il pubblico era unito, tutti volevano vedere il ritorno di quei personaggi, il primo SpiderMan a comparire è quello interpretato da Andrew Garfield, con indosso il suo costume sfoggiato in The Amazing SpiderMan2- Il potere di Electro.
In quei minuti è stato bellissimo realizzare che tutti i rumor, le notizie e gli indizi usciti negli ultimi due anni sono risultati veri.
Passano cinque minuti e sul grande schermo compare Tobey Maguire ad interpretare un Peter Parker in vesti civili e che tra i tre SpiderMen ha il ruolo del mentore e del saggio.
Gli SpiderMen in seguito si incontreranno confrontandosi sulle loro origini e paragonando la morte di Zio Ben a quella di Zia May.
Come accennato in precedenza questa è un'opera stracolma di fan service, il pubblico negli ultimi anni è diventato più pigro e capriccioso, con il desiderio solo di vedere ciò che la sua mente si aspetta. In caso contrario questo tipo di individuo non deciderà di pagare il biglietto di un film sconosciuto.
Le famiglie, soprattutto in questo periodo pieno di ferie (il testo è stato scritto durante le vacanze di Natale), hanno voglia di divertirsi vedendo un film, “spegnendo” il cervello e non osservando un'opera cervellotica e riflessiva come il Don’t Look Up di Netflix.
SpiderMan - No Way Home dimostra la potenza di questo stile di fan service, con personaggi appartenenti alla mitologia di un singolo eroe, che ha il potenziale di far emozionare il pubblico.
La stessa Sony Pictures Entertainment circa due mesi fa ha sfornato una pellicola con lo stesso e unico obiettivo di SpiderMan- No Way Home. Cioè realizzare un prodotto che spinge lo spettatore a comprarsi un biglietto, facendolo emozionare. Sto parlando di Ghostbuster- Legacy.
Ghostbuster- Legacy, al contrario dell’ultimo film di SpiderMan, ha fallito nel mostrare il fan service. La saga degli Acchiappafantasmi è composta da solo quattro film. Solo il primo è iconico e i personaggi non fanno parte di una mitologia che riesca pur solo ad “allacciare le scarpe” a quella di SpiderMan.
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